domenica 20 settembre 2015

Era moro, e di gentile aspetto



Era moro, e di gentile aspetto. Pure con gli occhi azzurri.

Fu mia mamma a farmelo notare. Solo molto tempo dopo, dopo esserci passata anch’io, avrei capito quanto possa un aitante trentenne sugli ormoni destabilizzati di una quarantacinquenne.

All’epoca io di anni ne avevo venti, ed ero innamorata senza speranza di un mio coetaneo. Un uomo di trent’anni esulava completamente dai miei orizzonti. Non da quelli di mia mamma.

Fu così che tutto cominciò. Io, mammeta e tu.

(il resto di questa storia a quando riuscirò a scriverla)

domenica 13 settembre 2015

Il giorno prima



E domani si ricomincia, domani inizia un nuovo anno.

Lo so, domani è il 14 settembre, non il 1° gennaio. Ma per me, che nella vita non ho mai fatto altro che “andare a scuola”, dal primo giorno d’asilo ad oggi, gli anni sono solo e sempre anni scolastici, mai anni solari.
Forse ho scelto di fare l’insegnante per poter rimanere eternamente un’alunna.

Dei miei 55 anni, molti li ho passati ad imparare, molti di più ad insegnare (cioè ad imparare ancora). Potrei e forse dovrei essere stufa, satura, demotivata, spenta, disgustata. L’odore del gesso dovrebbe darmi la nausea.
Invece sono qui, inquieta, ad aspettare domani.
Domani si ricomincia. Come sarà, domani?

Quest’anno avrò una quinta e una prima.

La quinta è la “mia”quinta, l’unica classe in così tanti anni di insegnamento che ho avuto la possibilità di seguire ininterrottamente fin dalla prima. Li ho conosciuti bambini, li lascerò adulti. Domani li ritroverò con la consapevolezza che sarà l’ultimo anno con loro, e già mi verrà da piangere. Se ne accorgeranno immediatamente, lo so. Chissà se in questi anni si sono mai accorti di quante volte avrei voluto abbracciarli, quando il petto e il collo gli si riempiva di chiazze rossastre durante un’interrogazione, o quando si illuminavano increduli e felici anche solo per un 7+... Chissà se qualche volta hanno avuto voglia di abbracciare me.

E poi c’è la prima, un’incognita. Come saranno? Spauriti, strafottenti, curiosi, indifferenti, apatici, scalmanati, impenetrabili? Che volti avranno, che voci avranno? Già, perché quello che poi ti resta nel cuore non è solo un volto ma anche una voce. E una grafia, unica e irripetibile. Delle migliaia di alunni che mi sono passati per le mani e per la penna in più di trent’anni, di ognuno ricordo perfettamente la grafia, a volte più e meglio del nome. Impossibile? No, se di quell’alunno hai letto migliaia e migliaia di righe, magari cavandoti gli occhi per decifrare parole incomprensibili. Nessun amante potrebbe dire altrettanto.

E cosa mi metto? Tailleur e filo di perle o jeans e maglietta? Tailleur, ovviamente (già, cavolo, dov’è? devo stirarlo...). Non è una futile questione di forma, una vuota maschera pirandelliana: attraverso la forma passa la sostanza, e se voglio far passare il principio che la scuola è impegno, rispetto, bellezza... anche l’abbigliamento conta. Almeno il primo giorno: avranno tempo per vedermi vestita con quel che son riuscita ad arraffare in fretta sulla sedia...

E come saranno i primi tre minuti? Che cosa dirò loro? Come li guarderò, e come mi guarderanno? Se è vero che credibilità e autorevolezza te le devi poi guadagnare ogni giorno, ogni ora, è altrettanto vero che i primi tre minuti sono fondamentali: ti giochi tutto, o comunque moltissimo, in quei primi istanti. Seduta o in piedi? Sorridente o compassata? Amabile o austera? Riuscirò a farli miei?

Non sapranno mai che sono emozionata mille volte più di loro. No, non lo sapranno mai.


Domani.
Da domani sarò di nuovo “la Paganelli”.
Ma oggi è il giorno prima. 
Oggi sono ancora Daniela, e basta.
Anche per me domani è il primo giorno di scuola.