Pubblico qui il suo messaggio di saluto e di addio, che ho trovato quasi per caso. E ci aggiungo, tutto sommato, un commosso "grazie".
Lui non lo saprà mai, e proprio per questo glielo dico.
Brevi note di vita scolastica
Sono “salito” per la prima volta in cattedra nel gennaio del
1969. Ero giovane studente universitario e il preside Riccomagno mi chiamò a
sostituire nel corso liceale il prof Tezzo, tenuto a letto da una brutta
bronchite. Si trattava del mio professore di Italiano e Latino del Liceo che mi
apprestavo a supplire in mezzo a studenti che fino a due anni prima erano miei
più giovani compagni di scuola.
Quel periodo è rimasto famoso nella storia del Liceo Govone
per gli scioperi che lo caratterizzarono e che videro scendere in piazza
insieme studenti e operai. Il preside Riccomagno, peraltro mai contestato
direttamente dai suoi studenti, ne restò profondamente colpito al punto che si
mise in aspettativa per parecchi mesi fino all’anno scolastico successivo,
Tezzo rientrò e come vicepreside resse il Govone, mentre io terminai la mia
supplenza. Un vero battesimo del fuoco.
Negli anni successivi lavorai sempre nella scuola media,
prima a Priocca e poi, dopo la laurea, alla Media Papa Giovanni XXIII, dove
ebbi la fortuna di incontrare, conoscere ed ammirare il preside Andrea
Monchiero, che fu il vero mentore della mia carriera scolastica. Insieme a
meravigliosi colleghi come Anna Rosselli, Prospero Veglio, Carla Didier, Maria
Tibaldi e altri facemmo nascere la prima esperienza albese di Tempo Pieno nella
scuola media, sostenuti e motivati da Monchiero che credette fortemente in
quella sperimentazione.
Fu lui a spingermi, più tardi, quando già era in pensione ma
rimaneva sempre attivo nell’ UCIIM e nella collaborazione con Gazzetta d’Alba,
a sostenere il Concorso a Preside, che vinsi nel 1985, iniziando questa nuova
esperienza a Bra nella Scuola Media “Piumati”, dove per tre anni rimasi con
grande soddisfazione, incontrando docenti e genitori motivati e disponibili.
Nel 1988, dopo aver sostenuto e vinto il concorso a preside
per i Licei (allora ogni tipologia di scuola aveva un diverso concorso per la
presidenza) giunsi ad Alba al Liceo Scientifico COCITO. La scuola era in
località Serre, le classi quindici, la situazione logistica disagevole. In
compenso trovai un gruppo di insegnanti molto motivato, alcuni arrivavano
quell’anno con me, e iniziò un cammino che mi ha coinvolto per 24 anni
ininterrottamente alla guida di una scuola che ha saputo diventare punto di
riferimento non solo per la città e il territorio , ma che è stata per lungo
tempo ritenuta dagli stessi vertici ministeriali una scuola di eccellenza nel
nord Italia.
La sperimentazione del Liceo Tecnologico, i percorsi Brocca e
bilingue, i successivi trasferimenti della scuola in Alba, prima nella
Maddalena e finalmente nel 2001 nella sede definitiva nella ex-caserma Govone,
hanno portato lo scientifico a superare i 900 studenti fino a 38 classi, senza
mai chiedere una succursale alla Provincia, ma riuscendo a far funzionare una
scuola così complessa con un utilizzo ottimale delle strutture a disposizione,
un orario intelligente e una assoluta disponibilità di studenti e insegnanti.
Per anni le aule a disposizione sono state 24, ma la rotazione degli studenti
tra aule e laboratori ha fatto del Cocito un modello di funzionalità
scolastica.
Dal 2008 al 2010 ho avuto l’opportunità di reggere il
professionale CILLARIO, con le sue sedi staccate di Neive, arte bianca, e di
Cortemilia.
E’ stata un’esperienza molto bella che mi ha consentito di
avvicinare e conoscere un’utenza molto diversa da quella dei Licei, ma
umanamente e professionalmente molto ricca. Ringrazierò sempre don Eligio e i
ragazzi di Neive per il bel libro che hanno scritto e che ho potuto far
pubblicare, come pure il Sindaco e l’amministrazione di Cortemilia per
l’impegno profuso a migliorare la qualità del servizio in quella sede, così
importante per la Langa.
Infine gli ultimi quattro anni di presidenza. Ho scelto
volutamente di finire la mia lunga carriera di preside (29 anni), nella scuola
della mia giovinezza, anche se lasciare la “mia” scuola, il Cocito, mi è
costata molta fatica e anche un po’ di commozione.
Il Govone di oggi non è più quello degli anni 60, sia per le
novità didattiche e formative che oggi propone agli studenti, sia per
l’inserimento dell’artistico Gallizio in un Istituto Superiore che diventa
quindi complesso, con due anime molto diverse da tenere unite e la cui storia e
le cui competenze vanno offerte alla città e al territorio in un rapporto di
sinergia che oggi più mai deve caratterizzare l’esistenza di una scuola. Questo
rapporto tra la scuola e il territorio è sempre stato una costante della mia
filosofia di preside, e forse per questo, dopo aver caratterizzato per
anni in questa direzione lo scientifico,
ho deciso di approdare al Govone, la scuola che più di ogni altra ha formato la
classe dirigente di Alba, ha realizzato quei valori di democrazia e di libertà per
i quali hanno vissuto e sono morti personaggi come Cocito , Chiodi, Fenoglio e
prima ancora Teodoro Bubbio e molti altri che andrebbero con attenzione
ristudiati e proposti alla riflessione delle giovani generazioni.
Avrei molte persone da ricordare e ringraziare, ma credo che
ne dimenticherei, facendo torto, troppe. A partire dagli studenti naturalmente,
che sono lo scopo e l’unica vera ragione di vita della scuola, anche la
profonda ragione del mio lavoro prima come insegnante e poi come preside.
Ricordo con affetto quelli che se ne sono andati troppo presto, lasciando nel
cuore dei loro genitori angoscia e
sgomento, e nell’animo dei loro compagni emozione e senso di impotenza.
Tanti bravi insegnanti, alcuni amici da sempre, altri seri e
impegnati, taluni, fa parte della vita, ostili o demotivati. Ma posso dirlo,
senza tema di smentita, se la scuola albese , tutta, è a dei livelli così alti
di offerta formativa lo si deve proprio a tutti quegli insegnanti che fanno del
loro lavoro una missione e un impegno totale. E sono davvero moltissimi.
Tra tutti loro scelgo di ricordare un insegnante che albese
non era di nascita, anzi rappresentava quel grande novero di persone venute dal sud,
lui dalla Sicilia, a trasferire qui la loro umanità arricchendoci con la
simpatia e l’ironia che spesso noi settentrionali non abbiamo.
Era arrivato lo scorso anno al Govone, dopo tanta
peregrinazione per la provincia, finalmente su una cattedra stabile e con il
desiderio di inserirsi definitivamente in un ambiente che lo stimolava molto.
Io che lo avevo già conosciuto allo scientifico ero contento per lui e per i
ragazzi con i quali sapeva rapportarsi in modo splendido.
Te ne sei andato davanti a loro , in classe, carissimo
professore Salvatore Foti, ti sono stato vicino fino alla fine e ti ricorderò
sempre.
Un ricordo affettuoso va anche alle due colleghe che, quando
arrivai come preside ad Alba, mi furono vicine in reale e proficuo spirito di
collaborazione. Mi riferisco a Franca Carbone e Luana Mattei Cantamessa. Due
pilastri della realtà scolastica albese che aiutarono quel giovane preside a
capire meglio la scuola superiore e la sua funzione nella gestione di un
delicato passaggio che fu quello della raggiunta autonomia della scuole. Grazie
davvero di cuore.
Un augurio , per finire, al mio successore al Govone. Il prof Luciano Marengo, amico e
collaboratore per tanti anni. Sono certo di lasciare una scuola in ottime mani
con nuovo vigore e magari un’impronta più moderna su un impianto classico che
va comunque salvaguardato e che è la ricchezza di questa scuola .