E anche quest’anno si ricomincia. Oggi primo giorno di
scuola.
Stamattina
stazionavo fuori dal cancello, in attesa che il preside chiamasse gli alunni
delle prime, uno per uno, nome per nome, a formare i vari gruppi classe. Un
rituale.
Non so perché, ma invece che sulle faccine di quei bimbi e
bimbe la mia attenzione si è posata sui genitori presenti (pochi e sparuti, diciamo
una ventina su quasi duecento alunni). Le mamme formavano piccoli crocchi di
due o tre, i papà aspettavano silenziosi e isolati. Tutti, comunque, lontani
una decina di metri da quei figli che si assiepavano davanti al cancello: non
si può tenere per mano un figlio che inizia il liceo…
Al momento della chiamata, i cellulari tenuti fino a quel
momento così, quasi per caso, più o meno disinvoltamente, in mano, hanno fatto
la loro comparsa e hanno scattato la foto, unica e pudica, del primo giorno. La
foto dell’ingresso, la foto del “passaggio”.
Mi sono venute le lacrime agli occhi. Non solo perché mi
sono ricordata dei giorni in cui anch’io ho scattato le identiche, medesime
foto ai miei figli che iniziavano l’asilo o le elementari, ma perché ho pensato
che quei genitori ci affidavano i loro figli, il loro futuro, e ho sentito
tutta l’enorme responsabilità che questo comporta.
Vorrei ringraziare qui, adesso, quei genitori. Ringraziarli
per la fiducia, per la speranza, persino anche forse per l’inconsapevolezza con
cui ci hanno consegnato i loro figli. Vorrei promettere loro che mi prenderò
cura di quei piccoli esseri spauriti (per carità, tempo tre mesi e diventeranno
ben altro…) con tutto l’amore e il rispetto di cui sono capace. Che cercherò di
farne degli uomini e delle donne, se ne avrò il tempo e le energie. Lo
prometto.
Certo che… Ho concluso l’anno scolastico appena finito
piangendo, per il dolore del distacco; inizio questo piangendo, per l’emozione
dell’incontro. Andiamo bene… Forse l’ho già detto, ma invecchio, non c’è niente
da fare.
P.S. La foto che accompagna questa pagina è quella del primo
giorno d’asilo di mio figlio Davide, che ora ha quasi trent’anni.
Con infinito pudore e infinita tenerezza.
Con infinito pudore e infinita tenerezza.
P.P.S. Aggiungo qui due pagine su un altro “passaggio”. Sono
trascorsi cinque anni, ma riscriverei quelle pagine pari pari.
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