Compito in classe di Latino: Eneide, libro IV, vv. 642-666. Passo
sublime, straordinariamente drammatico, con cui si chiude il sipario su Didone,
eroina tragica ben più che epica.
Nell’ultimo monologo prima del suicidio, Didone traccia un
bilancio della propria vita elencando le imprese compiute, poi dichiara con
solenne gravità la propria volontà di morire, in un estremo tentativo di
rivalsa su Enea (Enea il quale, fedifrago, è partito talmente in fretta e
talmente alla chetichella da aver dimenticato persino la propria spada, la
stessa con cui Didone si trafigge. Inutile dire che quella spada ha evidenti
simbolismi freudiani). Insomma Didone è lì, sul letto che l’aveva vista felice
con Enea, e compie l’atto estremo. Le ancelle, accorse, la trovano media inter talia ferro conlapsam,
ovvero, più o meno, “riversa sulla spada nel mezzo di tali cose” (cioè l’armatura
e le vesti di Enea), ma forse meglio “tra tali parole”, nel senso che la
colgono mentre pronuncia l’ultimo addio.
Bene. Nella traduzione di un amato studente quell’ inter talia ferro è diventato “con la
spada tra i talloni”.
“TRA I TALLONI”??? E certo: notoriamente, quando una vuole
ammazzarsi, dov’è che si colpisce? Ma tra i talloni, obviously! A meno che non
si voglia immaginare una Didone che, in punto di morte, si concede un’ultima
sessione yoga, oppure una Didone che decide di morire in una posizione da
kamasutra nella variante troiano-cartaginese...
Heu, infelix Dido!
RispondiEliminaHer miser, qui frequenter impeditus ero deinceps!, avrà pensato Enea dimentico del ferro, finito tra i talloni di Didone.
Ahahah, heu, miser Aeneas!
Elimina