giovedì 1 ottobre 2015

Ogni stagione ha i suoi frutti


“Ogni stagione ha i suoi frutti” è una frase che mio padre ripeteva sempre a me adolescente, quando, insofferente di limiti e di divieti, scalpitavo per ottenere quella libertà che invece mi veniva negata. La mia età allora ‘acerba’ non permetteva ancora, secondo papà, che io potessi godere di quello che la vita poteva offrire. E invece io volevo vivere, vivere, vivere! Quando sarebbe arrivata, quella benedetta ‘maturità’?

Bene. Stamattina, ripercorrendo la biografia di Manzoni, mostro ai ragazzi il ritratto che Hayez ne fece nel 1841. Didatticamente è sempre una strategia vincente: l’astrattezza di parole e di concetti viene supportata dalla concretezza delle immagini, e quello che sarebbe solo un nome o un autore da studiare diventa un uomo vero, nella sua materialità fisica e storica.

Insomma sono lì, che parlo e straparlo. «Ecco, vedete, è un Manzoni maturo quello che Hayez ritrae, perché il ritratto è del 1841 e Manzoni era nato nell’85, dunque aveva già...» «56 anni», esplode il ragazzino nel primo banco, precisando in una frazione di secondo quello che io stavo con non poche difficoltà cercando di calcolare (le mie capacità matematiche sono notoriamente inesistenti). «No, aspetta, 'solo' 56 anni?» «Eh sì, se era nato nell’85...»
Improvvisamente, come un fulmine, quell’aggettivo, ‘maturo’, che avevo usato solo un attimo prima, mi è apparso penosamente in tutta la sua amarezza. 56 anni. Come me.

C’era un’altra frase che papà ripeteva spesso e ancora oggi ripete: “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia”...

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