venerdì 6 novembre 2015

Sproloqui di un venerdì pomeriggio



Ieri ero a un corso di aggiornamento, 14,30-18,30, roba da suicidio se si considera che quelle quattro ore andavano ad aggiungersi a cinque ore di lezione, ai compiti da correggere, alla cena da preparare, all’altro (pallosissimo) corso di aggiornamento di due giorni fa.
Beh, non è stato un corso di “aggiornamento”, nel senso che in quattro ore ho imparato quel che non avevo mai imparato, ma neppure lontanamente immaginato, in cinque anni di liceo, quattro di università, trenta di insegnamento. Mi si sono aperti mondi, ribaltati orizzonti, sconvolte certezze. Non vedo l’ora di sperimentare, di applicare, di provare. Entusiasmo, incredulità.
Ci si può sentire giovani a cinquantacinque anni? Risposta: “sì”.
E poi stamattina sono venuti a trovarmi due “ex”. Succede spessissimo, ci sono abituata, ma ogni volta è una sorpresa, un tuffo al cuore. In realtà non ci sono abituata per niente, e ogni volta vorrei abbracciarmeli senza fine, e piangere di ricordi e di tenerezza.

Insomma, non sono per niente sicura di voler andare in pensione.

P.S. Balle. Non so cosa darei per poter stare finalmente a casa, a occuparmi d’altro. Ma so anche che quando smetterò di “andare a scuola” una parte di me morirà, infinitamente.

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